“L’arte orafa e argentiera a Messina era già praticata nel secolo XIII, quando, vi operava Perrone Malamorte, “aurifaber” prediletto di Federico II di Svevia, cui si aggiunse nel secolo successivo, sotto Federico III d’Aragona, la produzione del messinese Giovanni di Saliceto.

Nella seconda metà del ‘400, oltre 100 orafi ed argentieri erano attivi in città e nel ‘500 si distinguevano, per la raffinatezza delle loro opere, Cesare Del Giudice e Luca Resaliba, nipote di Antonello da Messina.

Ma è nel ‘600 che Messina vive il momento di massimo splendore con circa 600 argentieri e 280 botteghe, molte concentrate nell’antica “Strada degli Argentieri”. E’ l’epoca della famiglia Juvarra con il padre Pietro (1609?-1705) e i figli, Francesco, Sebastiano, Eutichio, Francesco Natale e il grande architetto Filippo. Ma anche dei D’Angelo, Donia, Frassica, Martinez, Rizzo, D’Angioia, Bruno, Dominici.

Dalle loro botteghe escono splendidi capolavori di argenteria ed oreficeria: pissidi, reliquari, ostensori, calici, turiboli, secchielli, croci astili, statuette, candelabri, incensieri, piatti, fercoli processionali, tutti rigorosamente marchiati con lo stemma di Messina, una sorta di “doc” d’altri tempi il cui uso si trova documentato, per la prima volta, nel 1393.

Una tradizione, quindi, quella orafa ed argentiera, peculiare di Messina, che continuerà fino al secolo XIX inoltrato e che oggi ha, in Francesco Cosio, uno degli artisti più abili, più raffinati e più dotati di capacità creativa ed inventiva”.